Continua l’aggressione delle mafie (e non solo ovviamente) al Made in Italy gastronomico. Ed è preoccupante la fotografia scattata da Legambiente sulla filiera illegale agroalimentare con una ricca tavola imbandita dalle prelibate portate quali: infrazioni penali in diverse filiere agroalimentari, contributi illecitamente percepite, arresti e frodi, trova un nutrito numero di commensali. Nel corso del 2015 sono stati accertati da tutte le forze dell’ordine insieme all’Icqrf, l’ispettorato del ministero dell’Agricoltura, 20.706 reati, 56 al giorno, con 3.710 denunce e 4.214 sequestri. Il valore complessivo dei sequestri effettuati ammonta a più di 586 milioni di euro.
Legambiente ha presentato nei giorni i dati sulla filiera illegale agroalimentare a Rispescia nel grossetano nell’ambito di Festambiente , la manifestazione nazionale di Legambiente.
A cibarsi ben 30 clan mafiosi censisti da Legambiente in questi anni presi con le mani in pasta. Dai Gambino ai Casalesi, dai Mallardo alla mafia di Matteo Messina Denaro, dai Morabito ai Rinzivillo. La scalata mafiosa spesso approda nella ristorazione, dove gli ingenti guadagni accumulati consentono ai clan di acquisire ristoranti, alberghi, pizzerie, bar, che anche in questo caso diventano posti ideali dove lavare denaro e continuare a fare affari, sostiene Legambiente.
“Davanti a questi numeri impressionati – ha dichiarato Rossella Muroni, presidente nazionale Legambiente – abbiamo il dovere di impegnarci per liberare il cibo dal malaffare. Le organizzazioni criminali sono tornate forti e sono tornate alla terra. E spesso a pagare siamo noi cittadini-consumatori, in termini di salute, ma anche di denaro, perché in molti casi sono colletti bianchi a determinare il prezzo dei beni di prima necessità , sia a valle che a monte delle filiere”.
Ma nel settore agroalimentare non operano, come è ovvio, solo i clan. C’è tutta un’imprenditoria truffaldina e pericolosa che viaggia al contrario di come si converrebbe, decisa a calpestare ogni legge per bieco fine di lucro.
Un lungo campionario di contraffazioni, adulterazioni, sofisticazioni e truffe, che colpiscono soprattutto i marchi a denominazione protetta, il vanto dell’enogastronomia di qualità . Tra le singole voci del settore agroalimentare, il numero più alto di infrazioni penali è stato registrato tra i prodotti ittici (pesce in genere, crostacei, novellame, molluschi, datteri, fresco, refrigerato e congelato), con ben 6.299 illegalità accertate, 459 persone denunciate, 800 sanzioni comminate e 991 sequestri effettuati. Anche i vini e gli alcolici hanno impegnato particolarmente le autorità di controllo, con il risultato di 2.752 reati amministrativi e 441 reati penali, 14 denunce, 2.103 sanzioni e 1.010 sequestri.